Abbazia di San Galgano
Un luogo incantato tra fascino e un velo di mistero

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San Galgano, la bellezza e il mistero
Nel comune di Chiusdino, tra i filari dei cipressi e le colline morbide del cuore del senese, si trova un luogo che racchiude bellezza e mistero: si tratta dell’ Abbazia di San Galgano, che insieme alla vicina Rotonda di Montesiepi custodisce e tramanda la storia di Galgano, il santo che infisse la sua spada nella roccia. Quella spada è ancora lì, perfettamente visibile, a ricordare la decisione di un uomo di rinunciare per sempre alle armi e alla vita dissoluta per dedicarsi a un’esistenza di preghiera ed eremitaggio.
Oggi l’abbazia è una meravigliosa scatola vuota, col cielo al posto del soffitto: uno di quei luoghi in cui la spiritualità è più forte dei secoli, e dove anche ciò che manca, come il pavimento sostituito dal manto erboso, contribuisce a renderne unica l’atmosfera.

Una serie di sfortunati eventi
Costruita tra il 1218 e il 1288 in stile gotico, secondo i più perfetti canoni dell’architettura cistercense, l’abbazia ha linee eleganti e slanciate, che invitano a guardare in alto. L’impianto architettonico è ancora perfettamente leggibile, con tre navate divise da pilastri cruciformi e un’abside maestosa, sostenuta da possenti contrafforti. Eppure un tale gioiello ebbe una vita molto breve, visto che già a metà del 1500 fu privato della copertura in piombo, messa in vendita dall’abate commendatario che la gestiva. I monaci, decimati nel XIV secolo da carestia e peste, si erano trasferiti a Siena già nel 1474.
Senza tetto, finestre e volte si deteriorarono inesorabilmente. Nel 1786 crollò il campanile, colpito da un fulmine, e tre anni dopo la chiesa venne sconsacrata. Bisognerà aspettare fino al 1924 per veder iniziare un percorso di restauro capace di restituire al complesso la sua leggibilità.
Accanto alla chiesa, infatti, ci sono altri spazi affascinanti come il chiostro (di cui sono state ricostruite con materiali originali alcune arcate) e la sala capitolare dalle maestose volte a crociera. Di tanti altri ambienti che certamente facevano parte del monastero - cucine, refettorio, infermeria, dormitorio - oggi non resta traccia.

La Rotonda di Montesiepi
A pochi minuti di cammino dall’abbazia, sulla vicinissima collina di Montesiepi, c’è l’altro luogo che racconta del santo: si tratta della Rotonda, edificata nel punto in cui il santo conficcò la sua spada e visse da eremita gli ultimi suoi anni.
Una spada nella roccia richiama immediatamente Artù, re di Britannia. Ma è assai interessante scoprire che nelle molte opere della letteratura medievale europea a lui dedicate si fa cenno alla spada soltanto a partire dalla fine del XII secolo: vale a dire, lo stesso periodo in cui visse Galgano. Che, al contrario del leggendario Artù, è storicamente attestato: nacque a Chiusdino nel 1148 e morì nel 1181 a Montesiepi; i documenti della sua canonizzazione sono del 1185.
Oltre alla spada, c’è forse anche un altro legame con la leggenda di re Artù: molte biografie del santo riportano che egli ebbe contatti con l’ eremo di San Guglielmo da Malavalle, a Castiglione della Pescaia, Grosseto. E secondo alcune ipotesi, questo Guglielmo sarebbe Guglielmo X d’Aquitania, padre di Eleonora d’Aquitania: la regina che ospitò alla sua corte il celeberrimo Chrétien de Troyes, autore della storia di Perceval, uno tra i principali protagonisti del regno di Artù. Tra i cui compagni compare anche un cavaliere dal nome interessante: Galvano. Forse sono soltanto coincidenze, certo, ma la sensazione che una parte della storia del ciclo bretone possa aver avuto origine in quest’angolo della provincia senese è senz’altro forte.

Comunque sia, Galgano visse in eremitaggio nella piccola capanna che si era costruito sulla collina fino al dicembre del 1181, quando morì. Già dopo quattro anni, in quel luogo venne eretta una cappella in sua memoria, dalla singolare forma rotonda e caratterizzata da una bella decorazione a fasce alternate di travertino e cotto. Nel XIV secolo fu aggiunta una cappella laterale, affrescata da Ambrogio Lorenzetti con storie della Vergine. All’interno, si ritrovano le fasce nella decorazione della magnifica cupola, realizzata con una tecnica che ricorda le antiche tombe etrusche a tholos. Al centro del pavimento, protetta da una teca in plexiglas, è conficcata la spada di Galgano. Studi recenti, in effetti, hanno stabilito che risale al XII secolo.

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