Poste e antiche osterie
I grandi edifici fiore all'occhiello del Granducato di Toscana tra XVII e XVIII secolo

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Agli inizi del XVIII secolo la situazione delle strutture di accoglienza lungo le strade del Granducato si presentava come poco specializzata: le vie di maggiore percorrenza erano caratterizzate dalla presenza di numerose locande, osterie e rudimentali stazioni di posta per il cambio cavalli, regolamentate dall’Amministrazione statale.
L’area dell’Appennino Muovendosi da Firenze in direzione Bologna sulla vecchia strada postale Bolognese passante per il Giogo, la prima stazione di posta si trovava ad Uccellatoio, che rimase in uso fino al 1755: questo era un edificio molto grande e ben sviluppato su tre livelli, disposto in continuità al margine della strada. Al seminterrato si trovavano le scuderie, al primo piano vi erano le cucine, una sala centrale, le camere disposte in linea lungo due corridoi e i bagni alle due estremità dell’edificio; il secondo livello era organizzato allo stesso modo, ma privo di cucine2 . Altra sosta possibile su questa strada era quella alla posta del Giogo: l’edificio era molto più piccolo rispetto a quello di Uccellatoio per cui gli spazi riservati agli animali erano mescolati agli ambienti destinati all’alloggiamento delle persone: la stanza di ingresso era dotata di grande camino per riscaldarsi e permetteva il ricovero dei cavalli nelle stalle contigue. A piano terra erano presenti due camere assieme alle cucine, alle cantine e al fienile; una scala conduceva al piano a tetto dove era presente la sala comune attorno alla quale si disponevano quattro camere, di cui due con camino e altri ambienti di servizio (Fig. 1). In linea generale le stazioni di posta dell’area appenninica erano caratterizzate dalla presenza di portici o androni di ingresso con grandi camini per accogliere viaggiatori e carrozze al riparo dalle intemperie e dalle rigide temperature; le camere, spesso comuni, erano spoglie ed essenziali, mentre i servizi igienici erano rilegati ad un solo luogo comodo per piano.
L’area del senese Sulla strada Romana che da Firenze portava a Roma passando da Siena sussistevano numerosissime strutture dedicate all’accoglienza, per lo più essenziali, ma ben distribuite e funzionali alle esigenze dei viaggiatori: l’edificio della posta di Radicofani, invece, emerse su tutti gli altri per ampiezza, organizzazione interna e destinazione d’uso. Fin dalla fine del Cinquecento, l’ultima posta dei cavalli in territorio toscano sul tratto Siena-Roma era quella situata sul valico di Radicofani: fu il Granduca Ferdinando I a far costruire una grande osteria e albergo per i viaggiatori, utilizzando in parte una casa di caccia eretta in precedenza dal granduca Francesco I. Anche se la struttura non sembra essere stata edificata prima del 1587, nel 1583 esisteva una pianta di quella che in seguito divenne l’Osteria Grossa o la Posta costruita su progetto del Buontalenti e di Simone Genga . Nel 1589 l’osteria era già in funzione: vi pernottò Sebastiano Corradus che la descrisse come “extructum a Ferdinando duce comodo viatorum” . Nel 1676 il visitatore granducale Bartolomeo Gherardini descriveva l’Osteria come “una fabbrica grande e bella atta a ricevere qualunque personaggio e gran quantità di gente e cavalli”

La Posta di Radicofani
La posta di Radicofani è l’edificio più vasto costruito lungo questa viabilità, con un corpo di fabbrica di impianto rettangolare che si sviluppava su quattro livelli. Al piano terra si trovavano le stalle, i saloni di ingresso, le cucine, le sale da pranzo.
Al primo livello erano alloggiati due grandi saloni, uno dei quali si affacciava sul loggiato, l'appartamento dei gestori, la Cappella Regia della Santissima Annunziata e le camere importanti. Al piano successivo trovavano posto due saloni, le stanze per la servitù e le camere per l'ospitalità più semplice. Il disimpegno delle funzioni era risolto con il grande atrio al piano terreno che serviva anche come spazio comune.

Nuove stazioni per nuove viabilità
Con l’avanzare del XVIII secolo, per rispondere ad una sempre crescente domanda di servizi e architetture per l’accoglienza e con l’apertura di nuovi tracciati viari, vennero progettati fabbricati più funzionali dedicati all’alloggiamento; se alcuni di questi vennero adattati all’interno di strutture già esistenti, altri vennero costruiti ex novo.

La nuova via della Futa
Con la costruzione della nuova via della Futa, per attraversare più velocemente gli Appennini, si sentì la necessità di fabbricare nuove strutture destinate all’ospitalità dei viaggiatori. A Fontebuona venne istituita una nuova stazione di posta che prese il posto della più antica posta dell’Uccellatoio: il complesso era costituito da tre fabbricati, di cui il primo adibito a posta e osteria, l’altro situato di fronte ad uso di rimessa e l’ultimo ad uso di cappella. La stazione di posta situata a Covigliaio si sviluppava su tre livelli con ampio

portico di accesso che serviva anche per rimessa delle carrozze da cui si accedeva allo stallone per i cavalli. A piano terra erano presenti i locali di servizio, mentre i viaggiatori accedevano alla locanda attraverso una stanza di ingresso dotata di camino, dalla quale una scala portava subito al primo piano che, forse a causa dell’esiguità degli spazi, si presentava „ibrido‟ per la contemporanea presenza di ambienti di servizio per gli animali e le camere per il pernottamento; il secondo piano era destinato all’accoglienza esclusiva dei viaggiatori con sei camere da letto. I luoghi comuni, in numero di due, erano disposti in aggetto al primo e al secondo livello dell’edificio .

La nuova via Pistoiese- Modenese
La nuova strada voluta dal Granducato Lorenese che collegava Firenze a Modena era stata concepita per incrementare i traffici della Toscana con le regioni settentrionali; per questo fu dotata di molte strutture atte ad accogliere commercianti e viaggiatori con una successione di poste, osterie e locande dislocate ad intervalli regolari. Sulla nuova tratta Pistoia-Modena furono realizzate quattro nuove stazioni di posta con locanda: Le Piastre, Boscolungo, Piano Asinatico e San Marcello. Il disegno della fabbrica della posta con locanda di Boscolungo faceva parte dei progetti di Leonardo Ximenes effettuati nel 1776 per la strada reale pistoiese; a partire dal 1782 nel complesso fu insediata anche la dogana su progetto dell’architetto Bernardo Fallani. Per assicurare i servizi religiosi al personale ed ai viaggiatori fu costruita la chiesa intitolata a San Leopoldo, in onore al granduca Pietro Leopoldo promotore della grande opera transappenninica. Dalla pianta consegnata a Cosimo Bacci postiere e locandiere nel 1784, è possibile osservare l’organizzazione del complesso posta-locanda-dogana che si articola in due blocchi separati che si affacciano sulla strada. La distribuzione dei locali è funzionale all’uso: portico con stalle, cantine e cucine a piano terra, salotti e camere e luoghi comodi per gli ospiti al piano superiore. Il complesso della posta e locanda di San Marcello era molto ambizioso e razionalmente ben organizzato: si sviluppava in due blocchi contrapposti sulla strada regia con la locanda e gli uffici da una parte e dall’altra le scuderie. La fabbrica della posta e locanda, molto ampia, si sviluppava su tre livelli: l’ingresso era circondato da due salotti con camino, cucina, dispense, stanze per la legna e carbone, cantine, beveratoio per cavalli, lavatoio e pollaio. Il primo e il secondo piano erano invece destinati al pernottamento: ognuno di esse presentava dieci camere libere, allineate da due gallerie centrali che si aprivano su due salotti con camino 1371 contigui e divisi da una scala centrale di accesso. Su entrambi i livelli un unico ambiente, sul prospetto ovest, era destinato a luogo comodo.

Conclusione
Il sistema delle stazioni di posta nel Granducato mediceo a partire dalla seconda metà del XVI secolo si mostrava già ben sviluppato e distribuito lungo le viabilità di maggiore percorrenza del territorio; si trattava tuttavia di strutture rudimentali, anguste, “ibride” e ben poco specializzate. Nel corso del XVIII secolo le locande e le nuove stazioni di posta, aperte in punti strategici della viabilità dal governo lorenese per il pernottamento o la semplice sosta, divennero poli di attrazione del territorio, capaci di fornire utili „servizi‟ non solo ai viaggiatori, ma anche agli abitanti del circondario. In conclusione, si sono distinte due fasi nell’evoluzione delle strutture delle stazioni di posta: in un primo momento esse vennero inserite all’interno di antiche osterie ed edifici già addetti all’accoglienza; in questa prima fase, si ravvisano alcuni risultati architettonicamente eccellenti, sia dal punto di vista distributivo che funzionale, come la stazione dell’Uccellatoio e quella di Radicofani. L’ultima fiorente stagione delle stazioni di posta si ebbe a partire dall’ultimo ventennio del XVIII secolo, quando il governo lorenese si prodigò per la costruzione di nuove strade e il miglioramento dei servizi sulle stesse. Molti di questi edifici, per la maggior parte costruiti ex novo, sono giunti a noi senza subire sostanziali modifiche nel loro aspetto architettonico originario, spesso mantenendo intatta anche la loro funzione ospitale.

Tratto da: Luoghi di sosta e di accoglienza sulle strade italiane (secoli XVII-XX): architetture, funzionalità, paesaggi. Stazioni di posta del Granducato di Toscana nel XVIII secolo: varianti locali e sviluppi funzionali, autrice Fabiana Susini.



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