La Riserva Naturale e la Faggeta di Pietraporciana
Eccezionale Biotopo di particolare interesse naturalistico tra Monte Cetona e Val d'Orcia

La splendida faggeta di Pietraporciana è un residuo dei più estesi boschi di faggio che, qualche migliaio di anni fa, popolavano l’intera zona. Alberi secolari lasciati al loro ciclo biologico naturale, dove cioè non interviene l’uomo, che si abbarbicano sullo scosceso versante del Poggio, spesso ricoperti di muschio alla base del tronco dritto e altissimo che si staglia verso il cielo. Sebbene il faggio sia la specie dominante, ad esso si accompagnano anche esemplari di cerro, carpino bianco, acero montano, acero opalo, carpino nero e ciavardello. Qui crescono due specie arbustive particolarmente rare in tutta Italia: la belladonna, un cespuglio con bacche blu tossiche, e la fusaggine maggiore, oltre al rarissimo giglio martagone. Nel periodo primaverile si possono osservare abbondanti orchidee selvatiche.

La Riserva Naturale di Pietraporciana è stata istituita nel 1996, su un territorio di circa 341 ettari compreso tra la Val d’Orcia (Patrimonio UNESCO dal 2004) e la Valdichiana, tra i Comuni di Chianciano Terme e Sarteano, nella parte meridionale della provincia di Siena. La Riserva occupa una parte del crinale tra le due valli, costituendo anche uno dei pochi punti dai quali è possibile ammirarle entrambe in gran parte della loro estensione. Il crinale prosegue a meridione fino al Monte Cetona (1.147 m), mentre a sud-est, oltre la Val d’Orcia, svetta la mole del Monte Amiata (1.738 m), ben visibile dalla Riserva e dal Centro visite. La Riserva raggiunge una quota massima di 847 metri sul livello del mare; il Centro visite si trova a 791 metri; la parte più bassa della Riserva coincide con il corso del torrente Astrone, ad una quota di 400 metri s.l.m.
La Riserva Naturale di Pietraporciana è circondata da boschi e dal tipico paesaggio post-mezzadrile di questa parte di Toscana, con seminativi e pascoli. Per raggiungerla vi sono due strade, da Chianciano o da Sarteano, entrambe con un percorso su strada bianca, in mezzo a una campagna di grande impatto paesaggistico. Al suo interno è ricca di sentieri, cammini, strade sterrate, sia nel bosco che nella campagna, con più aree attrezzate dove fermarsi a riposare, sia che si viaggi a piedi, in bicicletta o a cavallo. Sono facilmente raggiungibili dalla Riserva città d’arte (Pienza e Montepulciano), i centri storici della Val d’Orcia (da San Quirico a Castiglione d’Orcia), centri storici medievali come Sarteano, borghi di campagna come il vicinissimo Castiglioncello del Trinoro o Monticchiello, tenute signorili con giardini d’arte come la Villa La Foce, e poi molte e preziose fonti termali, da quelle di Chianciano Terme, fino a San Casciano dei Bagni, Bagni San Filippo e Bagno Vignoni.

LA FAGGETA di PIETRAPORCIANA
Dal punto di vista ambientale è notevole la faggeta (piante di Fagus sylvatica) che si sviluppa tra i 720 e gli 850 metri circa, con esemplari secolari e maestosi, subito a ridosso del Centro Visite. La bellezza della faggeta di Pietraporciana è una scoperta in ogni stagione, valorizzata dal comodo camminamento che la attraversa, arricchita dalla varietà di fauna e flora e dalle sue specificità geologiche.
Esposta a nord, protetta e ombreggiata dalle alte rupi calcaree che la sovrastano scendendo dal pianoro dominante la Riserva, la faggeta si trova ad una quota più bassa di quanto consueto a questa latitudine ed è probabilmente il residuo di un bosco più esteso presente in epoche in cui il clima era più freddo e il faggio poteva insediarsi a queste altezze.
Nel suo sottobosco crescono arbusti rari, come la belladonna (Atropa belladonna) e la fusaggine maggiore (Euonymus latifolius), oltre al corniolo (Cornus mas), alla berretta da prete (Euonymus europaeus) e al nocciolo (Corylus avellana). Da tempo la faggeta è protetta, non essendo più possibile dunque il taglio del bosco ceduo; gli alberi di grande fusto e quelli caduti formano a loro volta un ambiente ricco di varietà e forme di vita. Tra gli insetti che vi trovano ospitalità vi sono molti coleotteri tra cui il cervo volante (il più grande coleottero d’Europa) e la rara Rosalia Alpina, dalle belle tinte blu.
La ricchezza di insetti, potenziale cibo, ha creato le condizioni ideali anche per alcune specie di picchio, tra cui quello rosso maggiore e quello verde, che cacciano picchiettando sui tronchi alla ricerca delle gallerie con le larve dei coleotteri. A loro si aggiunge il picchio torcicollo, che non scava buchi sugli alberi ma occupa quelli che trova. Tra i rapaci si trovano anche il falco pecchiaiolo, il biancone, lo sparviero, il falco lodolaio. Di notte è possibile vedere anche il barbagianni e l’allocco. Sono anche presenti nella Riserva il gufo comune, l’assiolo, l’upupa e cuculo.
Per visitare la faggeta si può attraversare il semplice sentiero che parte dal centro visite e che vi si ricollega con un percorso ad anello.
Oltre alla faggeta si trovano estesi boschi di rovere e cerro, poi ancora aceri e carpini, con un sotto-bosco facilmente accessibile e transitabile. Tra gli animali che vi vivono, si segnalano caprioli e daini, martore, tassi, istrici, scoiattoli e cinghiali.
Nella faggeta e nei boschi della Riserva vi è una notevole presenza di piante e fiori rari, tra cui spiccano il giglio martagone (lilium martagon) e il giglio rosso, protetti, che accompagnano una ricca varietà di fioriture dal febbraio all’estate inoltrata: dal bucaneve alla dentaria pennata, dal sigillo di Salomone alle anemoni, dalle primule all’asperula, dal ciclamino a numerosi tipi di cefalentere.
Dal punto di vista geologico notevole è la parte sommitale della Riserva, costituita da placche di biocalcareniti, ovvero di un calcare originato da organismi viventi sul bordo di un mare pliocenico (Pliocene inferiore, dai 5 ai 3,5 milioni di anni fa); in queste placche sono anche scavate delle grotte ancora perfettamente transitabili senza l’ausilio di particolare attrezzatura.

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