Fra la Via Emila e il West
Un viaggio on the road dalla Via Emilia al grande Fellini

Uno straordinario viaggio on the road, in bici o in moto, strade rettilinee e tante città fantastiche da scoprire una dietro l’altra; una sosta nella natura rigogliosa e poi la sera ottimo cibo e buona musica.
Gli ingredienti ci sono tutti, e forse anche di più, a partire dalla strada, la Via Emilia, e dalle città, circa dieci, una più bella dell’altra. E si aggiunga un numero indefinito di paesi, paesini e borghi. Certo sono le distanze ad essere diverse, rispetto a un viaggio coast-to-coast. Ma basta cambiare l’unità di tempo. Facendo le soste lunghe che le meraviglie dell’Emilia-Romagna meritano, oppure salendo su una bicicletta, e il gioco è fatto. La regione più ciclabile d’Italia vi metterà a disposizione tutti gli strumenti per un viaggio di scoperta vero e proprio, non una semplice vacanza, ma anche tutta l’esperienza dell’ospitalità italiana.
L’antica Via Emilia ci sorprende subito con una celebrazione dell’arte contemporanea. A Piacenza quest’anno è nato infatti XNL, lo spazio espositivo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, sorto in un edificio industriale del 900 per raccontare la contemporaneità attraverso le arti visive, la musica e il teatro. Piacenza è l’unica città dell’Emilia-Romagna attraversata dal Po, l’altra spina dorsale della regione ed è quindi un bivio. La celebre strada o il grande fiume?
Scegliamo la via consolare e incontriamo subito Reggio Emilia. La città dove nel 1797 è nato il tricolore italiano (esposto nella sala del Consiglio comunale) condivide con Parma la paternità del prodotto italiano forse più famoso nel mondo: il Parmigiano Reggiano. Se a Parma, fra Duomo e Battistero, c’è l’imbarazzo della troppa bellezza, a Reggio ci si può soffermare sul torrazzo, il tozzo campanile della Basilica di San Prospero che da secoli osserva la vita brulicante di questo capoluogo che sembra un grande paese; oppure perdersi nelle bizzarrie dei dintorni, come il Teatro Socjale di Gualtieri, che compie 100 anni e ha una stupefacente platea invertita, o le rive del Po dove creava il suo mondo naïf il pittore Ligabue. Da queste parti è stato girato il film sul pittore con Elio Germano e, per rimanere in tema, anche l’intera saga di Peppone e Don Camillo. Brescello, dove imperversavano Fernandel e Gino Cervi, si raggiunge facilmente con una splendida ciclabile. A proposito di perdersi fra le curiosità, avventuratevi nel Labirinto della Masone a Fontanellato (Parma), il più grande labirinto in bambù del mondo. Vi troverete le vostre fantasie, i vostri sogni, forse la vostra pace (all’ingresso viene indicato un cellulare da chiamare nel caso, una volta entrati nel labirinto, non si ritrovi la via del ritorno).
Ripresa la Via Emilia, continuiamo la rotta costante a sud-est per una carrellata di città. Se siamo in bici scendiamo, lo dobbiamo alla grande storia dei motori di questa regione, a maggior ragione a Modena, la capitale designata della Motor Valley. Ferrari, Lamborghini, Maserati e altri nomi che evocano imprese leggendarie e sogni ambientati nei garage sono celebrati in ben undici musei aziendali per appassionati e non. Qualche chilometro più avanti e compare Bologna, prima fra le sue pari, in importanza, storia, bellezza e alle sue spalle si scorge il profilo di Imola che dà la carica ai cicloviaggiatori con la grande Biglia dedicata a Marco Pantani. A Faenza scopriamo una gemma sconosciuta ai più e uno dei regali di un viaggio lento e sulla strada, ovvero i soffitti affrescati di Palazzo Milzetti e poi, a Forlì, ci riempiamo gli occhi con il Duomo dalle alte colonne e le belle architetture anni ’30.
Pochi chilometri verso la tappa successiva, Cesena, ed ecco Forlimpopoli, patria di Pellegrino Artusi, primo decodificatore della cucina regionale italiana con il suo “La Scienza in Cucina e l’Arte di Mangiare Bene” e del quale nel 2020 si celebrano i 200 anni dalla nascita. Stretta fra Ravenna, Ferrara e Rimini, Cesena resta di solito in disparte, ma conserva la Biblioteca Malatestiana della metà del XV secolo, il primo sito in Italia ad essere inserito nel Registro della Memoria del Mondo dell’UNESCO (2005). La scelta amletica fra Via Emilia e fiume Po, che abbiamo operato a Piacenza, comincia però a pesare sul nostro viaggio. E allora la bella Via Emilia dobbiamo saperla a abbandonare, per poi ritornarci.
La deviazione più ovvia è per Ravenna, che il prossimo anno celebrerà i 700 anni dalla morte di Dante, sepolto qui. A quelli per i quali questo nome è solo un noioso ricordo di scuola segnaliamo il murale dell’artista internazionale brasiliano Kobra, che celebra il sommo poeta e fa parte di una rete, quasi un museo di street art, che si può visitare agevolmente consultandone una mappa sul sito. Avreste mai detto che la città delle meraviglie bizantine di Sant’Apollinare in Classe e Sant’Apollinare Nuovo, capolavori mondiali dell’arte musiva, la città etrusca, romana, veneziana e pontificia raccontata nel nuovo Museo Classis fosse così à la page? Ebbene sì, e lo è anche la frazione di Marina di Ravenna, immortalata nella serie Summertime di Netflix.
Passiamo le superfici riflettenti e i panorami struggenti delle valli da pesca, dove acqua e terra sono l’una il miraggio dell’altra, e scorriamo al cospetto delle Delizie estensi, le residenze dei duchi d’Este, alcune delle quali rivaleggiavano con Versailles, seguendo l’Anello dei Borgia. La bici infine ci porta agevolmente fino in centro a quella che fu una delle più importati città d’Italia: Ferrara. Anche qui passa il Po, ma il Po di Volano, un braccio oggi minore e navigabile con una piccola motonave, ma che un tempo era il ramo principale del grande fiume. Tanto che Ferrara, in epoca bizantina, era un porto florido e di caratura internazionale, raccogliendo il testimone dell’etrusca Spina, una città che in epoca preromana commerciava con la Grecia, come racconta lo splendido Museo Archeologico della città. Capitale del ducato estense, Ferrara è ciclabile e godibile, con lunghe strade rettilinee rinascimentali che si contrappongono ai tortuosi e stretti vicoli medievali. L’enorme Castello in centro città dialoga con una Cattedrale degna di Firenze e Roma; la perfezione marmorea del Palazzo dei Diamanti, rispecchia lo splendore dei quadri che conserva, in delle più importanti pinacoteche d’Italia che è anche sede di mostre eccezionali, come quella attuale su Banksy, che sarà aperta fino a settembre e illustra l’opera dell’artista inglese dai tempi delle copertine dei dischi, ai murales celebri e celebrati in tutto il mondo.
Dopo Piacenza sarebbe stata Ferrara la prima città incontrata se avessimo ridisceso il Po, un’idea che non va scartata a priori, anzi. Con una bici - che lungo il fiume è davvero il mezzo migliore - avremmo vagato e divagato persi fra piccoli borghi di sponda, fra prospettive sempre nuove, approfittando di un vasto sistema di piste e percorsi ciclabili che innerva tutta la regione e che nel ferrarese, provincia interamente pianeggiante, è possibile sfruttare nel modo più agevole e gentile. Specchiandosi nelle acque del Delta, protetto dal parco nazionale, si pedala dal Castello di Mesola, nel ‘boscone’ dove ancora corrono i cervi, ai vigneti ‘nelle sabbie’ del Bosco Eliceo. Qui si produce il Fortana DOC, il vino tannico e mosso che accompagna perfettamente la grassa anguilla, un’eccellenza della regione che ha il suo centro produttivo e culturale nelle atmosfere metafisiche di Comacchio, un’altra Venezia in un’altra laguna. Alla Manifattura dei Marinati ci si immerge nella cultura secolare dell’anguilla, di cui ancora si respira l’odore nella grande Sala dei Fuochi. Lo avremmo potuto fare e nulla ci impedisce di farlo.
Al termine del nostro raid emiliano-romagnolo il ricordo più dolce potrebbe essere, fra tutti, quello della calorosa ospitalità, che a Rimini raggiunge il suo massimo. La città è nota per le lunghe spiagge attrezzatissime, per la vita notturna senza eguali - paradigmatica quasi - per lo spirito goliardico ed esuberante che permea ogni momento della giornata, ma anche per come l’ha cantata Fellini, la cui ombra pare ancora aggirarsi nelle sale da sogno del Grand Hotel e fra le poltroncine eleganti del Cinema Fulgor, quest’anno più che mai dato che ricorrono i cent’anni dalla sua nascita.
Per un Fellini in città, c’è un Tonino Guerra le cui parole riecheggiano fra i muri color terra di Santarcangelo di Romagna e Pennabilli, rimbalzano sulle fortezze bonariamente arcigne di San Leo e Verucchio che, assieme a San Marino sul monte Titano, guardano e proteggono da secoli i paesaggi ameni della Valmarecchia.
Al termine del viaggio scopriamo che l’inizio della Via Emilia è qui, nella città romana di Ariminum (Rimini) dove si trovano l’eccezionale Ponte di Tiberio, l’Arco di Augusto e la Domus del Chirurgo, ciliegine archeologiche sulla torta, davvero multistrato, dell’Emilia-Romagna.


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