Cenci o frappe
Appena arriva il Carnevale arriva la festa!! I bambini si mascherano, si va a vedere i carri mascherati sfilare e… si mangiano i buonissimi e croccantissimi cenci, o per alcuni crogetti o frappe. Questo infatti è un dolce che ovunque ci si sposti in Italia ha acquisito una denominazione diversa. Ma ciò che rimane uguale per tutti è la bontà e la croccantezza, bontà che lo rende un dolce amato da bambini e adulti e, come si dice in questi casi, uno tira l’altro e non si finirebbe di mangiarli.
A Genova e a Torino li chiamano bugie, in Sicilia e in Campania sono le chiacchiere. Ogni regione e provincia ha la sua espressione per indicare questi buonissimi dolci e, anche se il loro gusto non cambia, a Siena, Firenze e Prato si preferisce la denominazione di crogetti o cenci.
Tipici del Carnevale, i crogetti in Val d’Orcia sono dolci a base di pasta fritta e tiratissima, servita con una spolverata di zucchero a velo o con del buon miele.
Quindi cenci, crogetti, frappe, chiacchiere, bugie, stracci; mille nomi, ma un solo dolce che unisce l’Italia in una sfoglia fritta, zuccherosa e friabile e che deriva dall’arte culinaria dell’antica Roma.
L'antichissima festa dei "Saturnalia"
Infatti l’origine dei crogetti sembra risalire ai Saturnali (in latino "Saturnalia") che si celebravano a Roma. Durante questa festa in onore dei dio Saturno gli antichi si dedicavano ad intere giornate di festa, cibo, divertimento e lussuria senza limitazioni né regole. Le pratiche legate ai Saturnali sono sopravvissute nei secoli fino alla Roma papalina e all’Unità d’Italia: la tradizione carnevalesca attuale è anch’essa un retaggio della cultura pagana. L’origine dei Saturnalia era talmente remota che Macrobio, scrittore pagano del V secolo, li definiva "vetustiora urbe Roma", cioè "più antichi della città di Roma”. La veridicità della notizia di un’origine così arcaica è dubbia ma testimonia, se non altro, che erano sentiti come una festività appartenenti alla storia arcaica. Sicuramente in origine doveva trattarsi di una festa privata di carattere agricolo, collegata al ciclo della seminagione; la loro trasformazione in feste pubbliche dovette avvenire in epoca repubblicana, alla fine del III secolo se non più tardi.
In tale periodo venivano distribuiti tra la folla i frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale ricoperti con il miele. Apicio, gastronomo, cuoco e scrittore romano vissuto a cavallo fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., le descrive, nel suo "De re coquinaria", come “frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”.
Carnevale, tempo di chiacchiere
Chiacchiere è il nome forse più diffuso in Italia e con il quale si definiscono questi dolci gustosi più comunemente; ma qual è l’origine di questo appellativo? Sembra che la Regina Margherita di Savoia desiderasse un dolce da gustare assieme alle sue amiche “tra una chiacchiera e l’altra”. Ecco allora che lo chef Raffaele Esposito unendo magistralmente pochi e semplici ingredienti, realizzò questi gustosi dolcetti che per l’occasione presero proprio il nome di chiacchiere.
Ecco la ricetta tradizionale senese.
Ingredienti
3 etti di farina
1 etto di zucchero semolato sciolto nel latte
2 cucchiai d'olio
1 uovo
1 vaniglina
½ bustina di lievito
1 scorza di limone
1 bicchierino di marsala (o di vin santo)
Sale e zucchero a velo Q.B.
Setacciate la farina e disponetela sul tavolo a fontana, Aggiungete l’uovo, i cucchiai d’olio, lo zucchero, il lievito e la vaniglina. Lavorate bene l’impasto e poi stendetelo con un mattarello finché non otterrete una sfoglia sottilissima. Create dei piccoli rettangoli e friggeteli pochi per volta in una padella con l’olio bollente. Una volta cotti, asciugateli con della carta assorbente e cospargeteli di zucchero a velo o miele, quindi disponeteli in un vassoio e servite.
Buon appetito!
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