Bagno Vignoni, storia di un luogo magico
Acque sacre alle Ninfe e agli Dei ma anche mulini e signori feudali

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Bagno Vignoni in epoca romana
Un’ iscrizione romana scolpita sul travertino è stata rinvenuta in passato a Bagno Vignoni e dichiara che queste acque erano già sacre alle ninfe e agli dei:
NYNPHI SACRUM
L.TREBONIUS PATERN (US)
LIB.FORTUNATUS
VOTO.POSUIT
SIGNUM.CUM.BASIM
ET.AEDEM.F.CUR

Oggi questa iscrizione è conservata in fondo al braccio sinistro dello stabilimento termale. La traduzione indica che un certo Lucio Trebonio Paterno Liborio Fortunato pose l’iscrizione come ex voto e fece costruire un tempietto consacrato alle Ninfe probabilmente dopo essere stato guarito dal salubre effetto delle acque termali.

Bagno Vignoni nel Medioevo
Le acque termali di Bagno Vignoni erano pienamente utilizzate nel Medioevo come si può apprezzare da un prezioso documento del 1262. Si tratta del costituto dove si dice che il bagno era diviso i due sezioni una per gli uomini una per le donne. In alcuni capitoli del costituto sono anche stabiliti i prezzi da pagare per utilizzare il bagno: una camera 12 denari, una coperta due denari, un cuscino un denaro.
Nel 1334 Simone di Messer Iacomo Tondi descrive per il magistrato di Siena il bagno e dice essere circondato da palazzi e osterie con una cappella in mezzo; di forma quadrata e diviso in due parti delle quali una coperta per permette il bagno anche sotto la pioggia. Il bagno si dice nuovamente essere diviso in due parti una per gli uomini una per le donne. Molti personaggi illustri amavano frequentare le acque di Bagno Vignoni, tra questi nel 1490 vi si recò anche Lorenzo de’ Medici per curare l’artrite. Ma fu Santa Caterina da Siena che frequentò più assiduamente Bagno Vignoni e alla quale è dedicata la cappella di fronte alla vasca, voluta dalla famiglia Amerighi nel 1660. La Santa frequentava insieme alla madre Lapa i bagni fin dalla sua giovinezza in particolare negli anni fra il 1362 e il 1367. In una delle ultime lettere di Santa Caterina, quando si trovava nella vicina Rocca a Tentennano si racconta di una sua ultima visita a Bagno Vignoni nella quale si rivolge alla sua immagine riflessa nelle acque.

Famiglia dei Tignosi
Verso la metà del secolo XII, comunque prima del 1170, si affermò sul Castello di Tintinnano (oggi Rocca d’Orcia) il dominio dei Tignosi, una famiglia di vassalli dei conti Aldobrandeschi. Agli inizi del Duecento i Tignosi erano organizzati in una consorteria, con un "rettore", e dominavano su circa 150 capi-famiglia della Rocca e del suo territorio; una convenzione stipulata nell'aprile del 1207 tre il "rettore" della consorteria e un rappresentante degli uomini di Tintinnano, definì gli obblighi di questi ultimi e la ripartizione di alcune competenze fiscali e amministrative tra i signori e il comune locale.

A lapide in greco del portico
Un tempo il portico era parte di un ponte che attraversava la vasca. Qui, in una delle colonne che si immergono nelle calde acque, è collocata una lapide che fece scrivere in greco il letterato senese Lattanzio Tolomei in cui omaggiava le Naiadi, ninfe delle acque, per il grande dono termale reso agli uomini. La traduzione della lapide, scritta in greco, è questa:
“O Naiadi che abitate questi caldi vapori
liberando il fuoco perenne fra le onde
restituendo col vostro eterno fluire
i sofferenti liberi dalla morte odiosa,
io vi saluto, e voi donate acque copiose.
Scorrete leggiadre o buone sorgenti
e portate agli infermi col vostro fluire
la salute ed ai santi un bagno dolcissimo.
Entrambi vi saranno grati.”

[Lattanzio Tolomei senese]

Locanda del Leone
In facciata si legge questa iscrizione: “Circa Domum hanc. P. d. Eq. Mar. Amerig. Piamn Effectam Duo sunt videndo Conceptus S. Benedicte Martello ad utroque rogato. S. die VIII ianuiarii MDCXV”.

Palazzo del Rossellino
Uno dei più bei monumenti di Bagno Vignoni è opera di Bernardo Gambarelli detto il Rossellino e risale al secolo XV. Il primo e il secondo piano sono in travertino, il primo bugnato. L’ultimo piano è una sopraelevazione recente dell’ultimo dopoguerra.

Chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa affacciata sulla vasca termale (9) che caratterizza il centro del borgo è l’antica chiesa pievana, si presenta ad unica navata, con facciata molto semplice. All'interno è conservato un dipinto di scuola senese del sec. XVIII raffigurante "Santa Caterina da Siena" con Bagno Vignoni sullo sfondo. Sul portico che si affaccia sulla vasca è situata la piccola cappella dedicata a Santa Caterina da Siena innalzata nel 1660. Ogni anno si celebra il 24 giugno la festa di San Giovanni con processione intorno alla vasca e benedizione dei campi.

Parco dei Mulini
Il Parco dei Mulini è un percorso archeologico visitabile voluto dal Comune di San Quirico d’Orcia dal 1999. Il percorso si snoda ai margini del borgo di Bagno Vignoni ed inizia con le vasche e le cisterne di raccolta dell’acqua di scolo proveniente dalla principale vasca termale del paese. Dalle vasche poste sulla sommità della collina l’acqua inizia la sua discesa verso il fondovalle alimentando gli antichi mulini disposti ad altezze degradanti. Si tratta di quattro mulini scavati nella roccia, un' opera di ingegneria idraulica molto complessa che ne permetteva il funzionamento anche in estate perché alimentati da una sorgente termale che sgorgava con una portata costante, ma obbligava a lavorare in ambienti caldi e umidi, dato che la temperatura dell' acqua alla sorgente è di circa 50 °C.
I primi due mulini, detti Mulino di Sopra e Mulino Buca, sono interamente sottoterra; gli altri due, il Mulino di Mezzo ed il Mulino da Piedi, sono seminterrati. Gli ingressi e gli interni dei mulini, scavati nella roccia, sono stati restaurati e messi in sicurezza, dove possibile è stata recuperata anche l’attrezzatura esistente. Non si conoscono notizie precise sulla loro costruzione. Si ritiene che sia stata opera dei signori feudali, forse degli stessi Tignosi, padroni della Rocca di Tentennano (oggi Rocca d' Orcia). I mulini restarono in attività fino alla metà degli anni Cinquanta. A dominio e controllo dei mulini si trovava una torre della quale resta ancora ben visibile la base quadrata.



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