Rocca a Tentennano, dalle origini all'età moderna
L'affascinante storia della Rocca che dominava la Val d'Orcia

La Rocca detta a Tentennano o Rocca Tintinnano nasce su un insediamento le cui origini sono quasi certamente etrusche. Negli orti del paese sottostante sono stati infatti rivenuti nel tempo frammenti di ceramica etrusca e romana. Certo è che la sua posizione strategica, posta su una altura aperta su tutti i lata, domina a trecentosessanta gradi la valle dell’Orcia.

Lo stesso toponimo "Tentennano", documentato anche nella forma medievale "Titinianum", potrebbe derivare dall’etrusco "Tinia", Giove per i latini. Si potrebbero fare anche ipotesi ulteriormente suggestive: in quel luogo sorgeva forse un santuario dedicato a Tinia? Di fronte abbiamo il Monte Amiata, la montagna ritenuta sacra dagli Etruschi.

La Rocca di Tentennano sorge su uno sperone roccioso sopra al paese di Rocca d'Orcia, nel comune di Castiglione d’Orcia, nel cuore dell’area UNESCO Val d'Orcia. È raggiungibile percorrendo la via Cassia (SS2) sia da nord che da sud e seguendo le indicazioni al bivio per Rocca d'Orcia-Castiglione d'Orcia.

La storia
Basta un primo sguardo per comprendere i motivi che portarono alla costruzione della Rocca di Tentennano: dal grande scoglio di roccia calcarea ai margini della Val d'Orcia che la ospita, era possibile controllare il percorso della sottostante Via Francigena e l'accesso alle Gole dell'Orcia attraverso le quali passavano le vie di comunicazione verso e dalla Maremma, potendo contare su una postazione virtualmente inespugnabile.

Le prime notizie sulla Rocca risalgono ad una pergamena dell’anno 867 d.C. in cui compare un "Arx Titinnano", il che fa pensare che fosse già allora un luogo fortificato. Nel 915 l’Imperatore Berengario, con un diploma, sancisce i diritti del Monastero di San Salvatore dell’Amiata sulla corte di S. Clemente in Tintinnano. Intorno al 1100 però la Rocca di Tentennano era già possesso di un ramo dei signori dell’Ardenga, che presero poi il titolo di Conti di Tintinnano. Nel 1153, infatti, un certo Obicio Tiniosi Comes de Tintinnano compare in un atto sottoscritto dal Papa Eugenio III.
Però i documenti più antichi che conosciamo della nostra zona, e cioè i diplomi degli Imperatori Lodovico I , figlio di Carlo Magno, e Lotario (anni dal 816 al 837 d.C.) riportano in questa zona una località chiamata "Tribbinano". Solo dall’867, comincia ad apparire il toponimo "Tintinnano".

Nell’alto Medioevo, intorno all’anno 800 d.C., in Val D’Orcia assunse grande importanza quella strada che poi fu chiamata Via Francigena. Insieme a questa nacquero i Castelli, costruiti per difendere la strada, che ebbero sicuramente un effetto protettivo, ma non solo per i viaggiatori. La gente del posto, infatti, incominciò ad andare a vivere sotto le loro mura per proteggersi, come pulcini che si fanno scudo della chioccia, e si vennero formando i paesi che ancora oggi vediamo nella zona.

La fortificazione si sviluppò principalmente durante gli anni 1250-58, quando entrò in possesso del Comune di Siena. Nel 1274 fu ceduta alla famiglia dei Salimbeni, in cambio dell'appoggio ai Senesi (che ne mantenne il controllo per tutto il '300) contro i guelfi Fiorentini nella battaglia di Montaperti.
La Rocca di Tintinnano era il punto di forza della potente famiglia che aveva il dominio su gran parte della Val d'Orcia. Questo causò non pochi attriti con i Senesi che, dopo un duro conflitto, riuscirono a rimpossessarsi della fortificazione nel 1419 (grazie a un traditore che aprì le porte), sconfiggendo definitivamente la famiglia dei Salimbeni e costringendola all'esilio.

Una volta rientrata nelle proprietà di Siena, la Rocca fu utilizzata come sentinella della valle e usata a fini bellici per l'ultima volta nel XVI secolo, durante il conflitto che porterà l'annessione dello Stato di Siena a quello di Firenze. Anche questa volta la conquista della roccaforte non avvenne con la forza ma grazie al tradimento di alcuni occupanti che ne aprirono le porte durante una notte.
Nei secoli successivi, non avendo più importanza militare e a causa dello sviluppo delle nuove armi da fuoco, Tintinnano fu abbandonata.

La Rocca è famosa anche per aver ospitato nel 1377 Santa Caterina da Siena, che secondo la leggenda imparò qui a leggere e scrivere grazie ad un miracolo.

Il sistema delle difese della Rocca è parte integrante con quelle del borgo sottostante. Un primo circuito murario (in parte ancora oggi visibile) racchiudeva Rocca D'Orcia e lo collegava alla rocca. Un secondo circuito racchiudeva la sommità dello sperone roccioso, al quale si accedeva tramite una porta della quale sono visibili solo alcuni resti. Questo era il cortile esterno della fortificazione, nel quale sorgevano svariati edifici, oggi scomparsi.

Dalla seconda metà del ‘500 cominciò la decadenza, francesi e spagnoli prima combatterono per il controllo degli stati italiani, poi si accordarono e stabilirono dei protettorati, tra essi questi il Granducato di Toscana che inglobò quella che fu la gloriosa e un tempo potente Repubblica di Siena.

La Rocca venne sostanzialmente abbandonata, le armi da fuoco l’avevano resa meno strategica e il borgo si ridusse ad un semplice quieto villaggio. Anche la Via Francigena che vi transitava a valle ridusse in parte la propria importanza di asse viario un tempo fondamentale ed il vicino Castiglione d’Orcia divenne un fratello maggiore più importante e popolato, tanto che a metà ‘700 il comune della Rocca fu soppresso e compreso in quello di Castiglione.

La bufera napoleonica, il Risorgimento, l’Unità d’Italia, le due Guerre Mondiali portarono relativamente pochi cambiamenti a Rocca d’Orcia. Saranno invece gli anni Cinquanta e Sessanta, la riforma agraria, il grande esodo dalle campagne, a sconvolgere il volto del borgo un tempo abitato e popolato di botteghe e artigiani. Così come della Val d’Orcia, i poderi via via furono abbandonati, i giovani lasciarono questa terra ormai marginale per spostarsi nelle città e nei centri maggiori. Solo negli ultimi trent'anni questa magnifica terra ha potuto assistere alla propria meritata rinascita.

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